Effetti collaterali della correzione di bozze

Dopo aver corretto bozze per un po’ mi sento di trarre certe conclusioni.

La scrittura «pò» al posto di «po’» è un male che affligge pure i giornalisti delle più importanti testate italiane. Pagati.

L’apostrofo dritto può causare tic nervosi e spasmi nel correttore di bozze.

«La casta dei letterati, tradizionalisti e parrucconi» (cit. Andrea Cortellessa) è stranamente immune da certi errori.

E’, al posto di È, secondo studi scientifici, è un male curabile se non ci si lascia sopraffare dalla pigrizia.

Le doppie virgolette ripetute, es. “”l’Odissea””, si presentano al correttore come un fenomeno inspiegabile.

Gli accenti a casaccio, (ad esempio perchè al posto di perché), feriscono il sensibile orecchio interno del correttore di bozze.

La “d” eufonica messa a sproposito è qualcosa cui il correttore non aveva forse mai pensato prima di leggere le norme redazionali di una casa editrice. Dopo averlo fatto diventa però un po’ razzista nei confronti di chi non le usa nel modo corretto.

Se le norme redazionali cambiano in corso d’opera o vengono comunicate quando una parte cospicua del libro è stata rivista, il correttore di bozze diventa una brutta persona.

È una lista in fieri