Marinetti avrebbe gridato allo scandalo | La Centrale Montemartini

Quando si entra alla Centrale Montemartini, colpisce subito l’odore tipico del grasso che unge le macchine in funzione. Sono spente da anni, ma l’odore è ancora quello. E stride con le forme gentili delle statue antiche, ancor di più il nero delle montagne di ferro con le copie di sculture in pietra chiara.

Era una centrale termoelettrica, all’inizio del Novecento, oggi è un esempio affascinante della cosidetta archeologia industriale; per una scelta felice custodisce una parte di copie greche che si trovavano ai Musei Capitolini: doveva trattarsi di una breve permanenza, in attesa che i locali del complesso capitolino fossero ristrutturati, invece la Centrale è divenuta sede definitiva delle sculture.fonte: web

Questa foto che ho trovato on line mi ricorda perché a un iniziale entusiasmo è seguita un po’ di malinconia, mentre mi domandavo se l’uomo abbia ancora il desiderio di concepire opere simili.

Dei macchinari mi sono piaciute molto le forme un vintage, i caratteri retrò; mi è sorta una certa curiosità di capirne il funzionamento, mi è piaciuto immaginare operai che si arrampicavano per le scalette, spingevano tasti, giravano manopole.

Foto di Lorena Bruno

Contrasto potrebbe essere un pensiero ricorrente per chi si aggiri per queste sale enormi scoprendo in ogni angolo sculture, copie di originali greci.

Il Manifesto del Futurismo recitava:

Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo… un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.

E cosa avrebbe pensato Marinetti della Centrale? Quello che per lui era un modello di bellezza, la macchina, insieme a qualcosa che per lui era tristemente statico, stantio, antiche statue; e contrasto avrebbe significato per lui una Centrale in cui lavoravano operai (che voleva celebrare in poesia) trasformata in museo. Lui che le biblioteche, gli archivi e i musei li avrebbe volentieri dati alle fiamme.

foto di Lorena Bruno